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La Nostra Storia » geometra ANDREA TIEZZI

N. Iscrizione all'albo

934

Data Iscrizione

1995

Provincia

Siena (Toscana)

Specializzazione

Edilizia


Il termine Geometria deriva dal greco: geo terra e metron, misura quindi misura della terra, e conseguentemente il termine geometra indica colui che misura la terra.

L’identità del geometra risale a tempi assai remoti, già il Petrarca così si esprimeva: “Erodoto, di greca istoria padre, vidi, e dipinto il nobil geometra, di triangoli e tondi e forme quadre”. Erodoto narra nel suo libro secondo, della presenza e della professione esercitata dagli Agrimensori nell’antico Egitto. Il Nilo fu fonte e causa della nascita dell’agrimensura, le sue inondazioni ne sconvolgevano le terre limitrofe, di qui la necessità di ricorrere a delle misurazioni e rimisurazioni di terre per rintracciare i confini delle varie proprietà e concessioni, studiando e codificando le norme per il ritrovamento dei confini medesimi.

Più tardi Omero (siamo nel IX secolo a.c.) parla della cura che i Greci avevano nel delimitare le singole proprietà: egli ricorda i recinti e i termini lapidei posti lungo le linee di confine. Termini protetti dalla religione e dalle leggi.

Con un ulteriore salto temporale e in merito alla fondazione della città di Alessandria, si racconta che nel 333 a.c. Alessandro Magno diede ordine a Dinocrate “che gli tracciasse un piano, previa misurazione del fondo della baia, del suolo, della sua altimetria: in pratica un piano quotato”. Dinocrate, geometra con particolare tendenza all’architettura e all’urbanistica, ebbe quindi a redigere un vero e proprio piano regolatore della città basato sul cardo e sul decumano.

Sempre in epoca romana Valentiniano istituì e costituì con decreto imperiale il primo “Collegio degli Agrimensori”; un’ordinanza così riportata: “Riguardo ai professionisti della geometria agraria, arbitri dei confini da tracciare, e massimamente ai discepoli di essi – rendano ciò noto per iscritto – con la forza e l’ausilio della nostra clemenza, decretiamo che essi siano ragguardevoli, e quando esercitano la loro professione legalmente, devono essere chiamati illustri”.

Gli agrimensori furono, poi, anche chiamati a dirigere arbitralmente le controversie per lo spostamento di confini dovuto ad alluvioni sostituendosi così agli Organi di Giustizia.

Dal V secolo d.C. con la vincita dei Barbari sui Romani e l’inizio dell’età medioevale l’agrimensura subisce uno stato di abbandono. Molti operatori empirici assecondano o addirittura favoriscono liti e querele.

Solo a partire dal X secolo quando i vari feudatari si resero conto che dovevano eseguire opere pubbliche di necessità e funzionalità per la vita dei cittadini, vennero riprese le operazioni catastali, rivolte soprattutto alla esazione dei tributi, ma si fecero anche grandi interventi per la formazione di strade, di bonifiche e di canali per l’irrigazione. Insieme a quanto detto e con l’accrescimento dei beni temporali dei Papi segue il ritorno degli agrimensori con la formazione ex novo dei beni catastali e la esecuzione di opere pubbliche.

Dal 1500 al 1700 le scienze prendono uno straordinario sviluppo con un nutrito intervento di invenzioni specialmente per la geodesia. Il Porro costruiva il “cannocchiale distanziometro centralmente anallattico”, Gio Pretorius di Norimberga nel 1590 inventò e costruì la “Tavoletta Pretoriana” e fu un geometra bavarese, tale Herman, ad avere l’idea del “Planimetro” per la determinazione delle superfici graficamente raffigurate.

Nel 18° secolo la professione viene esercitata in modo completo.

Si assiste infatti alla nascita di una cultura tecnica e alla formazione di una classe professionale dei geometri a cui verrà demandata la gestione del territorio. Negli anni ‘ 20 il Catasto in Lombardia formò una classe di funzionari tecnici i “Geometri di sua maestà Cesarea” svincolata da interessi e protezioni locali, attiva poi nel corso del secolo nell’intera penisola, non solo nella gestione di impegnative campagne catastali, ma anche nella gestione del territorio, dalle questioni idrografiche ed alla progettazione di grandi infrastrutture – ponti, strade, porti –.

Le loro competenze confluiranno nei programmi di formazione delle scuole tecniche che verranno fondate nella seconda metà del Settecento in numerosi Stati italiani sull’esempio della francese “Ecole des ponts et des chaussèes”.